Da grandi poteri derivano grandi responsabilità, ci insegna l’universo dei fumetti Marvel. Ma è vero così con chiunque sia dotato di poteri fuori dal normale, o è una cosa che avviene solo nell’universo Marvel? In poche parole: cosa accade se chi viene in possesso di superpoteri non ha la tempra morale per gestirli per il bene comune, e li usa per i propri fini personali? La novità di Chronicle, il film di Josh Trank (sceneggiata da Max Landis, figlio del grande John) è proprio questa. E così accade che tre ragazzi, Andrew, Matt e Steve, entrino in contatto con un meteorite, e arrivino così a possedere dei poteri fuori dal comune, dallo spostare gli oggetti fino al volare. Se due di loro sembrano gestirli in maniera responsabile, Andrew (Dane DeHaan, che ricorda il giovane Di Caprio), è un ragazzo frustrato, con la madre in fin di vita e il padre violento. Le sue frustrazioni hanno la meglio su di lui. E i poteri così finiscono per diventare uno sfogo per le proprie frustrazioni.
Supereroi amorali, o addirittura immorali: questa è la grande novità, già sperimentata da altri film, ma mai in maniera così chiara, di Chronicle. A ogni film che documenta la nascita di un supereroe, alla fase di scoperta dei poteri segue sempre una missione in cui usarli finalmente per un buon fine: qui la missione non inizia mai, e i nostri eroi finiscono per perdersi nelle loro storie personali, e non mettere mai quei poteri al servizio di qualcosa di più grande. La loro lotta non è contro qualcuno, ma contro se stessi. È per questo che Chronicle è una riflessione molto lucida su poteri e responsabilità, che porta a un altro livello il discorso della Marvel che ormai abbiamo imparato tutti a recitare come un mantra.
Chronicle si muove nella tendenza alla destrutturazione, alla svestizione e alla normalizzazione del supereroe. Da Unbreakable di Shyamalan fino alle serie tv Heroes e Misfits vediamo in scena super uomini con super poteri ma senza super vestiti, senza quell’aura colorata e gloriosa a cui ci hanno abituato i supereroi dei fumetti classici DC e Marvel, ma persone che accanto alla loro natura speciale devono pur sempre fare i conti con quella umana. Al cinema e in tv stiamo vedendo eroi inediti, che non provengono dalla mitologia dei fumetti classici (si pensi anche a Kick-Ass).
E la forma migliore per raccontare questi eroi nel quotidiano non può che essere quella del found footage, quella cioè delle riprese amatoriali, dei filmati trovati per caso, di The Blair Witch Project, Rec e Cloverfield. Che sembra piacere a tutti: ai cinefili, perché la soggettiva è sempre la soggettiva, alla generazione web 2.0, perché usa i loro codici di comunicazione, e ai produttori, perché costa poco. È una forma visiva che permette subito l’identificazione con il personaggio, perché usa il suo occhio. Qualcosa che saprebbe di già visto, se Josh Trank non usasse alcune variazioni sul tema: una ragazza che riprende con un’altra telecamera per il suo blog permette il gioco campo/controcampo classico del cinema, che nelle riprese in soggettiva andrebbe perso. E grazie alla telecinesi, il protagonista riesce a far volare la sua telecamera, e quindi a inquadrarsi. Insomma, Chronicle è qualcosa di nuovo – anche se non nuovissimo – nel panorama dei superhero movie. Lo spirito del film sta tutto in questo dialogo: “Pensi di farci di più?” “Con i poteri?” “No”.
Da vedere perché: grandi poteri senza grandi responsabilità: supereroi immorali, con la tecnica di Rec e Cloverfield.