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28
Set
12

Elles. Denuncia o voyeurismo?

Voto: 5 (su 10)

In Francia ogni anno 40.000 studenti si prostituiscono per pagarsi gli studi. È da questo assunto sconvolgente che inizia Elles, il film di Malgoska Szumowska presentato allo scorso Festival di Berlino e ora in uscita nelle nostre sale. Anne, giornalista di un periodico femminile, sta lavorando ad un’inchiesta che parla appunto della prostituzione tra le giovani studentesse. Incontra così Alicja e Charlotte, due ragazze giovanissime che si prostituiscono. L’incontro con queste due ragazze turba parecchio la vita di Anne. La seguiamo durante una giornata normale, con l’articolo da consegnare, i figli da gestire, e una cena da preparare per il marito e i suoi colleghi. Mentre affronta questa routine, Anne ricorda l’incontro con le due ragazze, che riviviamo in flashback, e le immagina con i propri clienti, per quello che è un flashback nel flashback.

Elles è così un gioco di scatole cinesi, un film con dentro un altro e un altro ancora. Ed è costruito volutamente per giocare sul contrasto tra la banalità della routine quotidiana e familiare di Anne, un mondo consolidato, scontato e sicuro, e il mondo più avventuroso, pericoloso, imprevedibile delle due ragazze. Quello che colpisce, e sconvolge, Anne, è la loro vitalità, in contrasto con il suo ménage matrimoniale, ormai spento. Quello che colpisce lo spettatore, alle prime scene del film, è l’apparente naturalezza con cui queste giovanissime si prostituiscono. “Non è una cosa facile, ma non impegna troppo tempo” sentiamo dire ad una di loro.

Ma che cos’è Elles? Un film di denuncia o una pellicola voyeuristica? Parte come un film di denuncia, che non vuole essere moralistico, un film senza pregiudizi e che vuole vedere la questione dalla parte delle donne. Ma, dopo una mezz’ora, il tono cambia e tutto continua a diventare molto esplicito: non ascoltiamo solo le storie delle ragazze, ma cominciamo a vederle senza troppi pudori. La sensazione allora è che Elles rimanga sospeso tra queste due anime, quella che vuole denunciare il problema e quella che ammicca un po’ troppo allo spettatore. Così come Anne, la protagonista, subisce il fascino proibito delle sue intervistate, anche il film sembra subire la fascinazione della materia, e lasciarsi andare un po’ troppo. L’altro problema del film è che in fondo non ha una storia, una vera progressione narrativa. È composto da una serie di quadri, uniti dal passepartout delle azioni quotidiane di Anne, per una serie di scene che finiscono per essere ripetitive. Ma il vero problema di fondo è che Elles non approfondisce veramente come dovrebbe.

Resta la prestazione maiuscola di Juliette Binoche nella parte di Anne: convinta e convincente. E davvero intensa. Il suo personaggio è centrato e meriterebbe un contorno migliore, a partire dalla sceneggiatura. Lungi da noi aspettarci un film moralista, né tantomeno casto. Ma la sensazione è che il film, raccontando le dichiarazioni disincantate delle ragazze, e la fascinazione della protagonista per le loro vite, tenda, se non proprio a giustificarle e a mostrarle in una luce positiva, a rendere meno grave di quello che è il problema.

Da non vedere perché: rimane sospeso tra due anime, quella che vuole denunciare il problema e quella che ammicca un po’ troppo allo spettatore












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